La situazione politica a Roma e nel Lazio: i nostri soci commentano.

Pubblichiamo due articoli dei nostri soci Patrizia Sentinelli e Salvatore Bonadonna riguardanti la situazione politica attuale a Roma e nel Lazio.

Patrizia Sentinelli: Passare dalla Roma alla Lazio per un giocatore è praticamente impossibile. Passare dal Comune di Roma alla Regione Lazio, nel giro di un pomeriggio, per un candidato invece lo è. Almeno per il Pd che ha chiesto, dopo una telefonata del suo segretario nazionale, al presidente della Provincia, Nicola Zingaretti, di rendersi disponibile a correre per la Pisana, la sede della Regione, dopo le vicende disastrose che hanno spazzato via la giunta Polverini, ma creato un malessere democratico che va molto oltre. La cosa colpisce anche perché Zingaretti si era appena candidato a sindaco, definito per altro da alcuni come espressione di una sorta di coalizione oltre i partiti.

In realtà la candidatura del presidente della Provincia era in pectoris da tanto tempo ma più che in un confronto con la città aveva vissuto nei lavorii politici del dietro le quinte. Al punto che quando erano state avanzate proposte di candidature autorevoli, come quella di Sandro Medici, e richieste di discussioni ampie e partecipate sulla città, come quelle avanzate da appelli di movimenti ed intellettuali, ben pochi avevano raccolto il bisogno di discutere. Nella mancanza di discussione pubblica pesa molto la pretesa dei partiti di sequestrare in sé le decisioni. Ma pesa anche quella che a me sembra una certa subalternità di alcuni movimenti che in altre fasi hanno giocato invece un ruolo di autonomia.

E pesa la tendenza di alcuni a considerare centrale il mettersi d’accordo preventivamente con chi si pensa debba vincere, si chiami Marrazzo, Bonino o ora Zingaretti. Gli esiti assai poco felici li abbiamo conosciuti. Io ad esempio della vicenda Rutelli candidato a Sindaco nel 2008 che sostenni, ho tratto una lezione che mi ha portato a rimettere del tutto in discussione qualsivoglia comportamento politicista! Di discutere c’è dunque molto bisogno se pensiamo che le vittorie delle destre di Alemanno e della Polverini sono arrivate anche per i troppi errori e fallimenti anche del cosiddetto centrosinistra e delle sue amministrazioni.

E che la situazione oggi è assai più dura e pericolosa visto che le politiche di tagli radicali imposte dalla austerità europea e dalle sue tecnocrazie e attuate dal governo Monti e non rimesse in discussione neanche da molti del centrosinistra che si candida al prossimo governo. A proposito di governo Monti e del suo dopo, come non ” pensar male ” se molti dicono che, ora che Zingaretti va alla Regione, sarà candidato a sindaco un suo ministro, Riccardi, uomo gradito all’UDC e alla Chiesa? No questi giochini da Roma-Lazio, per giunta combinata a tavolino, non vanno proprio. Mi pare che siano sempre di più quelli che, come anche io penso, ritengano che serva una netta discontinuità si con il centrodestra ma anche con il cosiddetto centrosinistra. Metodi nuovi, uomini, e soprattutto donne nuove, alleanze costruite non a tavolino ma nelle pratiche concrete. Altrimenti pure se si vincono le elezioni, ma spesso le si perde, poi non si cambia niente.


Salvatore Bonadonna: Bene! Renata Polverini si è dimessa scaricando tutto il suo rancore verso il Consiglio Regionale, annunciando rivelazioni che per carità di patria aveva tenuto per sé, dicendo che tutto è avvenuto all’insaputa della sua Giunta. Ovviamente si tratta di affermazioni la cui strumentalità è di tutta evidenza. Non voglio parlare neppure delle volgarità di cui sono stati protagonisti consiglieri regionali della sua maggioranza e anche della sua lista; delle questioni catalogabili come peculato da parte dell’ex capogruppo della sua maggioranza si sta occupando, come doveroso, la magistratura.

Le opposizioni esultano e pare siano già impegnate a tessere la trama delle nuove alleanze e dei nuovi schieramenti con cui candidarsi a succedere alla guida della Regione Lazio; non leggo e non sento nessun accento critico sul loro operato in questi anni nel Consiglio regionale. E non mi riferisco solo alla scandalosa partecipazione alle decisioni con cui si aumentavano i contributi ai gruppi consiliari in ragione della loro composizione numerica; anche se avrebbe dovuto suscitare un moto di naturale ripulsa e opposizione la sola idea di destinare alla disponibilità dei consiglieri somme assolutamente ingiustificabili e senza nessun vincolo e nessun controllo, mentre si assiste al massacro sociale in atto.

Anche la conferenza episcopale, che ha levato la voce sulle condotte scandalose del Consiglio, farebbe bene a domandarsi dov’era quando quel Consiglio veniva investito della proposta di fare un centro commerciale accanto ad ogni chiesa, passandolo per un pezzo del “piano casa”, in spregio a qualunque regola di sana urbanistica e solo foriero di speculazione edilizia e rendita fondiaria. Dovrebbe anche lei chiedersi se quelle elargizioni ai consiglieri non servissero a creare quel clima di dipendenza dalla Giunta per approvare qualunque proposta essa facesse. Sarà bene indagare la qualità della opposizione alle singole disastrose scelte che la Giunta Polverini ha fatto in materia di sanità, di servizi sociali, di politica del territorio e dell’ambiente; andando oltre le litanie ricorrenti sui tagli effettuati, i risanamenti propagandati.

Giustamente Paolo Berdini ha ripercorso gli scempi della politica del territorio e Alberto Burgio ha indagato la crisi della politica e delle istituzioni anche rispetto alla vera e propria mutazione antropologica che è intervenuta nella rappresentanza politica. Lo scandalo del Lazio, emerso con la segnalazione fatta dai consiglieri radicali, sta producendo analisi e individuando problemi di natura istituzionale, sociale e politica che, finora, erano stati affrontati e denunciati da una piccola parte della sinistra politica e culturale di questo paese; e siamo stati accusati di essere conservatori, statalisti, incapaci di comprendere le magnifiche sorti e progressive della modernizzazione.

Finalmente, lo ha fatto Michele Ainis sul Corriere della Sera, ci si comincia ad interrogare sulle cause strutturali, di natura costituzionale e legislativa, che determinano un così grave degrado della politica e delle istituzioni; finalmente anche Bersani richiama la opportunità di una autocritica e la necessità di una profonda revisione di quella sciagurata riforma del Titolo V della Costituzione, fatta per concorrenza alla Lega, all’origine della slavina che ha determinato la frana attuale. Oportet ut scandala eveniant! Avevo scritto alla fine del 2005, appena avviata la legislatura Marrazzo che avrebbe dovuto sanare i danni prodotti dal quinquennio di Storace e che, invece, si è costituita in perfetta continuità, un breve saggio che metteva in evidenza la perversa coazione a ripetere derivante dal capovolgimento della democrazia, dall’elezione diretta del Presidente della Regione e dall’assoluta subalternità del Consiglio cui sono concesse prebende e superfetazioni organizzative per soddisfare la bulimia di rappresentanza e compensare lo svuotamento di poteri reali.

Non mi sorprende la disinvolta volgarità del personale politico del centrodestra, di cui le cronache politiche e giudiziarie sono piene. Insopportabile il silenzio assordante del centrosinistra, il suo contorcimento su giustificazioni inconsistenti, per non dire della incapacità della sinistra di “ribaltare il tavolo”: Giacomo Schettini, attento studioso della società e della politica, invitava i rappresentati di Rifondazione Comunista nelle istituzioni a svolgere il ruolo del “genio guastatori”; molto apprezzato nei convegni ma poco seguito nell’agire politico! Vedo che la indicazione che avevo espresso alla notizia delle dimissioni della Polverini, di non ricandidare i consiglieri di questa legislatura è stata fatta propria da Alfano con l’evidente obiettivo di allontanare dal PdL l’ondata di fango che lo investe; anche Bersani promette la stessa misura per segnalare la inaccettabilità dell’acquiescente partecipazione alla costituzione e alla spartizione del simulacro di potere della presidenza delle commissioni e del ben più materiale e inaudito finanziamento ai gruppi.

Penso che chi ha approvato in vario modo o accettato senza obiettare non possa essere ricandidato! Nel Lazio, prima di parlare di elezioni, candidature, possibili presidenti, sarà bene che negli incontri di popolo si decida che saranno dimezzati i trattamenti dei consiglieri, sarà dimezzato il numero di consulenti e dirigenti esterni e il loro trattamento economico, sarà fatta una giunta di massimo 10 assessori consiglieri regionali, e non più di 10 commissioni consiliari.

In attesa che un nuovo titolo V della Costituzione ponga fine a quella repubblica arlecchino nella quale ogni regione decide Statuto, legge elettorale, numero di consiglieri e di assessori, trattamenti economici degli stessi e tante altre tristi amenità che nella originaria Costituzione non esistevano. Per rigenerare le istituzioni è necessario rigenerare la politica se non si vuole che le une e l’altra siano dei vuoti e dispendiosi simulacri tenuti in piedi per nascondere che le decisioni che pesano sui popoli si prendono nei centri del potere economico e finanziario che considerano la democrazia un insopportabile vincolo.

Salvatore Bonadonna

Assessore all’Urbanistica e alla Casa della Giunta Badaloni.