Simenon e l’Urbanistica, oggi

Di Antonello Sotgia

Ogni riferimento a persone esistite o esistenti o a fatti realmente accaduti è puramente casuale. Un’attuale lezione urbanistica nel libro dell’inventore di Maigret: Geoges SimenonIl destino dei Malou” (Adelphi, 2012).

1. L’urbanistica è una disciplina che usa parole complicate legate, per lo più nel nostro paese, al “governo”(sic) del regime dei suoli privati. Parole che non servono a farci capire l’immaginario urbano a cui pur dovrebbero alludere: la costruzione della città, il disegno di un parco, la suddivisone tra elementi naturali e artificiali, misure e dimensioni. Si curano, solo, di fornire la rappresentazione cartacea dei singoli “poteri” acquisiti e acquisibili soprattutto da chi, con un tratto di penna, diventa immediatamente detentore del potere della trasformazione di quella porzione di territorio. Il vocabolario dove trovare scritte queste parole è piuttosto contenuto. Questo a permettere, come è avvenuto e come avviene, di leggerle in modo estensivo. Urbanizzazione, densificazione, pianificazione, piano, programma integrato, perequazione, recupero, compensazione sono solo alcune delle parole che stanno dietro gli “esiti” edilizi che ci troviamo di fronte. Abitiamo e ci muoviamo in spazi che più che servirsene sembrano aver “interpretato” parole come queste.

2. Come riuscire a “risalire”, tanto per fare un esempio, al significato della parola “compensazione” che rende possibile trovarsi di fronte improvvisamente a quella marmellata di case (e non solo case) che sarebbero dovute essere (forse) in un’altra parte della città e che, ora, vengono spiattellate lontano dal luogo in cui magari molto tempo prima erano state programmate? O ancora, come spiegare e soprattutto spiegarsi, perché improvvisamente terreni che da molto tempo si sognava, come era stato promesso sempre dalle parole di un piano, avrebbero contenuto servizi, ora vedranno tirar su, ancora e soltanto, case secondo l’interpretazione della parola “densificazione” propria al cosiddetto “Piano casa”?. E cosa hanno d’integrato tra loro un centro commerciale sempre più grande con un servizio privato e case su case se non il fatto di farsi agenti della trasformazione della città – che ancor prima di essere definita come “opera” da Henry Lefebvre, trova la sua più esemplare definizione nell’essere “costruzione collettiva per eccellenza” ( Carlo Cattaneo) – all’insegna di un individualismo sempre più sfrenato?

3. Alle parole dell’urbanistica se ne è ora aggiunta una nuova: finanziarizzazione che tutti conoscono molto bene per subire il disastro che le “case di carta “ hanno portato e portano nella nostra città e al nostro abitare aggredendo da molto tempo (ancor prima dello scoppiare della bolla immobiliare) l’idea di considerare il territorio come bene comune. Un processo continuo che Georges Simenon, l’inventore di Maigret, seppe osservare contagiando tra loro le nuove case che, nel 1947 vedeva nel suo soggiorno americano, addossarsi l’una all’altra senza nessun rapporto con l’esterno, a quell’urbanizzazione post bellica nella provincia francese dove spregiudicati “ costruttori” assicuravano a ricchi proprietari terrieri esemplari equazioni di rendita intascata a furia di tagli di boschi secolari, consumo di suolo, case/scatoletta e soprattutto assenza delle elementari opere di urbanizzazione.

4. Il signor Malou l’imprenditore, protagonista del racconto, pensa infatti che si possa abitare lontano da ogni forma di infrastruttura e senza assicurare alcun collegamento tra le nuove case e la città. Pensa che i giornali possano servire a costruire possibili “ trame” a favorire le trasformazioni delle aree, che sono da intessere relazioni ed elargire in regalie per assicurarsi la velocizzazione delle procedure amministrative. Questo accadeva nella provincia francese del dopo guerra e il risultato , tra le altre cose, produceva nuove città che prendevano il nome degli imprenditori che le avrebbero realizzate, che le “case dei vostri sogni” realizzavano luoghi che erano “non un paese come tutti gli altri e nemmeno una città” Un insieme di villette che “sembravano case giocattolo,al punto che veniva da chiedersi se fossero costruite per essere abitate o per bellezza”. Un posto dove “non sarebbe stato possibile costruire nei giardini neppure un capanno o starsene fuori in maniche di camicia”.

5. L’inizio di un film che replicato milioni di volte, ha omologato una sorta di geografia che accomuna tra loro sempre più estese porzioni di Europa. Con personaggi, situazioni, occasioni, paradigmi che interpretando e piegando le parole dell’urbanistica hanno prodotto la distruzione della città come forma collettiva per eccellenza cementando tra loro finanza, immobiliaristi e sviluppo urbano affidando proprio alla tecnica la presunta capacità di dominare la natura. Gli attori sono noti e, per una volta, anche Simenon sbaglia. Non è vero infatti, come dice a pagina 8 del libro che: ogni riferimento a persone esistite o esistenti o a fatti realmente accaduti è puramente casuale. Sappiamo che non è stato ne è proprio così.

Immagine Book reading di UnDraw.com