Per un nuovo Rinascimento
Di Fiorella Palomba
Forse il titolo di questo scritto può apparire pretenzioso, ma così non è, perché il Laboratorio di Scrittura si modella sulle botteghe rinascimentali d’arte nelle quali il maestro insegna all’allievo, facendo, il mestiere e i suoi segreti con continui affinamenti.(1) Non è questo il luogo per l’approfondimento del tema e rimando alla nota e ai numerosi articoli su questo argomento.
Il Laboratorio di Scrittura che ho progettato e realizzato nella prima A della scuola media Carlo Alberto Dalla Chiesa ha una denominazione importante Collezionisti di parole e scrittori in erba, è anche il titolo del libro che raccoglie i lavori. La libreria Nuova Europa, come lo scorso anno, ci ha offerto uno spazio per la presentazione alle istituzioni, ai genitori, ai colleghi.
Da cinque anni progetto e conduco Laboratori di Scrittura con AltraMente; di tutti questo è stato il più impegnativo sia per la classe sia per noi docenti.
Parto dalla presentazione per fare poi una breve analisi dell’esperienza.
Le ragazze e i ragazzi sono emozionatissimi: presentano in pubblico il loro lavoro e noi adulti – docenti, genitori e nonni – ne siamo orgogliosi.
All’inizio timidi, poi come per le ciliegie una tira l’altra, esplodono in un crescendo di interventi e di letture.
Le due anime del progetto
Ma, che cosa si è fatto nel laboratorio e che cosa contiene il libro?
Due anime distinte e collegate.
- La prima è la ricerca di parole strane e inusuali con pazienza certosina e con l’aiuto del vocabolario (se c’è qualcuno che lo ritiene uno strumento obsoleto alzi la mano). Parole che richiamano emozioni, idee, memorie. Queste parole, ben più delle 110 rappresentate nella nuvola della copertina, sono state la nostra “banca”.
Da questa abbiamo attinto per realizzare tautogrammi, parole visive e parole sonore. - La seconda anima è la narrazione. Si sono costruiti racconti di genere fantasy, fantascienza, giallo, assurdo, altri con espressioni idiomatiche. Anche la professoressa Riccio ed io abbiamo partecipato a questa sfida narrativa con due racconti che trovate in appendice.
Provare e riprovare, aggiustare, mischiare, revisionare, queste le pratiche dello scrivere. La posta elettronica come sempre è stata compagna di avventura. “È possibile allora (…)
far “rimbalzare” i prodotti su cui si interviene ripetutamente in tanti, metterli insieme ognuno in modo originale attingendo alla memoria collettiva di messaggi scambiati.“ (2)Ho usato il plurale perché in un laboratorio che si rispetti il lavoro è condiviso: le idee, i racconti, la ricerca sono frutto di un passaparola, cosicché ogni lavoro e ogni testo si nutre di proposte che possono variare l’ipotesi iniziale anche con il contributo dei docenti che, come ho scritto più volte, non sono né ingombranti né assenti.
Imparare a imparare
Si è messa in moto così una creatività non sempre praticata nella scuola e, se posso aggiungere un pizzico di polemica, difficilmente misurabile con le “prove invalsi”. Le fanciulle e i marmocchi (uso parole care agli studenti) praticano una strada che abbisogna di una doppia attenzione: alla meta, cioè costruire un libro per il lettore e ai passi che si percorrono per raggiungere questa meta. Si pone attenzione al proprio processo di conoscenza, imparare a imparare, apprendendo non solo saperi e abilità, ma anche come eseguire un compito. Insomma riflettere sui propri percorsi di conoscenza e diventare consapevoli di come si apprende.
Il lavoro non è programmato rigidamente, ma ad ogni passo si aggiusta il tiro, con una dinamica a spirale. È questo lo spirito del lavoro creativo, artigiano che si misura con la difficoltà, con l’errore e che da esso impara e si rinnova.
Oltre la lezione
Ho avuto la fortuna di incrociare grandi maestri: il professor Francesco De Bartolomeis che negli anni sessanta ha mostrato nell’Università agli Studi di Torino come un’altra strada è possibile per costruire i saperi oltre la lezione frontale. Bruno Munari che con i Laboratori d’arte a Brera, nel 1977, aveva avviato una stagione per i bambini. Il Movimento di Cooperazione Educativa che aveva realizzato una rete di collegamento tra i docenti. Negli anni ho praticato e affinato la “pedagogia del laboratorio” coniugandola con un’altra esperienza che mi ha dato strumenti nuovi: la formazione aziendale. La motivazione, il patto d’aula, l’organizzazione sono gli altri elementi fondativi dei laboratori.
So per certo, anche dopo questa stagione con AltraMente, che dopo un’esperienza laboratoriale nessuno di noi è come prima, perché studenti e docenti hanno imparato gli uni dagli altri reciprocamente.
(1) F. Palomba e C. Baratti “L’altra metà della tecnologia”, in Golem n.2, 1990”
(2) F. Palomba e S. Caravita “Espedienti” per passare dalla classe chiusa alla rete”, 1994
(3) F.De Bartolomeis ”Il sistema dei laboratori, per una scuola nuova necessaria e possibile”, Feltrinelli, 1978
(4) B. Munari “L’occhio e l’arte”, Ghisetti e Corvi (1992)