Altramente espone: Scipione Semeraro
Fotografia, cronaca del banale
Fotografare è stata una mia passione di sempre. Forse “di sempre” non è esatto, certo almeno da quando ho avuto un reddito da spendere in macchine e pellicole. Nei miei primi tempi di vita la fotografia era cosa di ricchi. Ne giravano in casa, rare, soprattutto di un mio zio, militare dalla vita avventurosa che lasciava nei ripostigli di casa pacchi di foto con i bordi frastagliati come si usava allora.
Ho visto in quei tempi una solo macchina fotografica, un parallelepipedo un po’ scrostato e con il mirino opaco per l’uso e la polvere accumulata. Il mio primo stipendio andò per una macchina fotografica, ma ero già grande. – Non credo a chi sostiene che la foto sia frutto di meditazione, di allineamento dell’occhio al pensiero.
Con Bernad Shaw credo nell’effetto merluzzo. Per riprodursi il merluzzo sparge nell’acqua milioni di sperma. Forse qualcuno avrà successo e andrà a buon fine. – Viviamo in un tempo in cui guardiamo tanto e vediamo poco. Per me la fotografia aiuta a vedere. – Credo in una certa armonia segreta del banale perciò credo a immagini che hanno voglia di vivere solo perché sono presenti nel tempo. – La mia più intima convinzione è che le fotografie sono scatti di memoria. Non solo consegna del frammento alla permanenza nel tempo ma scatto, volontà di sottrarsi alla consunzione, balzo fuori dall’effimero. -Invecchiando la mia memoria ha avuto la meglio sull’immaginazione. La fotografia offre alla memoria scatto per sostenere l’immaginazione.
Scipione Semeraro, Maggio 2012