Apprendere con emozione

…tu chiamale se vuoi…emozioni
(Lucio Battisti)

Desidero partire dalla parola EMOZIONE per un’analisi del lavoro che ho condotto in questi due anni nella scuola media di via Laparelli per AltraMente.

Prima di tutto perché l’emozione è lo stato d’animo che ha accomunato le ragazze, i ragazzi, le mamme (i visi sono eloquenti), noi relatrici nella presentazione in Campidoglio e poi perché, come di seguito verrà approfondito, l’emozione, nella pregnanza etimologica, è uno dei fattori della conoscenza e dell’apprendimento.

Ma partiamo dall’inizio.

Lo scorso anno si era proposto un Laboratorio di scrittura, replicato questo anno con un tema differente, ma con un analogo prodotto: il libro.

La scelta del Laboratorio e, nella fattispecie del Laboratorio di scrittura, non è casuale così come non lo è la lettera iniziale maiuscola della parola.

Il corso di laurea di Pedagogia del professor Francesco De Bartolomeis che frequentavo nell’Università degli Studi di Torino si riorganizzò come sistema dei laboratori. Non si assisteva più alla lezione, ma si apprendeva nei laboratori di documentazione, di giornalismo, di teatro, di falegnameria.

Per quanto mi riguarda questa esperienza contribuì alla mia successiva scelta, come docente, di organizzare nelle scuole in cui ho insegnato, a Milano prima e a Roma successivamente, laboratori espressivo-creativi e di scrittura con l’utilizzo di tecnologie informatiche

Socializzazione

La didattica laboratoriale si incardina sulla metodologia della ricerca, pertanto si progetta, sperimenta, si ricerca agendo con fantasia e creatività e sulla socializzazione.

I riferimenti teorici sono riscontrabili nelle teorie di insigni pedagogisti: la valorizzare della relazione tra apprendere e fare (J. Dewey); l’inseparabilità tra riflessione, linguaggio e azione (J. B. Bruner).

Altri contributi giungono negli anni a cavallo del 2000; hanno contribuito alla didattica collaborativa i filoni di ricerche e studi che, ultimamente, si sono sviluppati in campo psicologico e pedagogico: la teoria dei diversi stili di apprendimento e delle intelligenze multiple di H.Gardner sulla natura e le caratteristiche della mente umana, l’apprendimento significativo di Ausubel, l’apprendimento attraverso la costruzione di mappe concettuali secondo gli studi e le indicazioni di J. Novak.

Il Laboratorio è un luogo fisico e mentale in cui il prodotto (libro, giornale, film, spettacolo, etc.) è la motivazione e la verifica delle attività di progettazione

Il Laboratorio è “un’officina di metodo” dove si progetta e sperimenta utilizzando risorse comunicative, dalla scrittura, al branstormin, al ringi sho, posta elettronica alla chat con facebook.

Desidero spendere due parole sul ringi, un processo decisionale collettivo che si realizza con la circolazione di un documento (ringi-sho) mutuato dalla cultura aziendale giapponese e da me adattato alle esigenze della scuola. Questo documento si arricchisce di elementi annotati e modificati, fino alla condivisione, nella riflessione io maschio e io femmina che ha dato il via alla ricerca. Più concretamente ciò significa che un foglio, al cui centro era posto il tema di cui si chiedeva sottoscrizione, gira tra i ragazzi e le ragazza (ognuno per definire il sé con aggettivi). Il foglio gira più volte e ognuno aggiunge, dopo aver attentamente letto le denominazioni scritte dagli altri, l’aggettivo, anche se già espresso. Avremo tanti aggettivi, alcuni dei quali scritti più volte, cosicché, nelle nuvole, come potete osservare, la grandezza dell’aggettivo varia a seconda del numero di volte in cui è stato ripetuto, generando prevalenze.

Il Laboratorio è un luogo di relazioni non gerarchiche in cui è fondamentale lo scambio di significati e di emozioni tra alunno e docente. (numerosi sono gli studi su didattica collaborativa)

Lavorare gomito a gomito docenti e studenti costruendo testi e ricercando le strade più consone e spesso inusuali, il racconto dell’assurdo i tautogrammi, crea un rapporto informale (ci si da del tu) e chiama in causa una carica emotiva che diviene motore di conoscenza.

Le ricercatrici Poggi, Bartolucci e Violini si sono poste la seguente domanda: come nasce la voglia di conoscere? L’ipotesi è l’esistenza, che analizzano e dettagliano, di quattro meccanismi motivazionali che generano la voglia di conoscere. Viene sottolineato come l’apprendimento sia particolarmente influenzato da quelle componenti cognitive ed emotivo-motivazionali che accompagnano il successo e l’insuccesso scolastico. Sentirsi “competente”, “auto-efficace”, ed avere una buona “autostima” sicuramente aiuta lo studente nella sua riuscita.

A questo proposito vale la pena di ricordare la Scala dei bisogni dello psicologo statunitense Abraham Maslow (gerarchia dei bisogni o necessità), una piramide che comprende i bisogni primari e secondari. In cima alla piramide è indicata l’auto-realizzazione, nel gradino che la precede il bisogno di stima.

Il Laboratorio è uno spazio di esplorazione e di creatività.

La metodica è quella del brainstorming, cui si è aggiunta quella del ringi, ha consentito di muoversi con scioltezza in un terreno arduo e comunque nuovo. E’ questo il terreno in cui i creativi si muovono. Bruno Munari, nel mitico testo “Fantasia” afferma e dimostra come creativi non si nasce, ma si diventa con un lavoro continuo. Ne abbiamo fatto esperienza, credo, con risultati preziosi.

Il Laboratorio è luogo di cesello e revisione.

La scrittura si nutre di revisioni continue, di ricerca, di parole adeguate: un lavoro di cesello che avvicina gli studenti allo scrittore esperto e navigato che conosce anche il lavorìo continuo alla ricerca della perfezione per il suo testo. Quanto lavoro, soprattutto a distanza (tramite la posta elettronica) abbiamo dedicato a questa continua limatura del testo. Fatica ben spesa!

Il Laboratorio è pratica e riflessione sui dintorni del testo.

“L’opera letteraria è costituita essenzialmente da un testo. Questo testo però si presenta raramente nella sua nudità”, scrive Gérard Genette in “Soglie. I dintorni del testo”. Un libro prezioso per me. Mi ha sostenuto in tanti anni a scuola e l’ho messo a disposizione anche in questa esperienza.

Del libro, oggetto di cui tutti facciamo ampio uso soprattutto a scuola, conosciamo poco del suo farsi. Un libro è testo, ma anche caratteri, corpo, copertina.

E ancora è la gabbia (spazio utile in cui inserire, con regole di armonia il testo), gli spazi bianchi, i capolettera, gli a-capo.

Di questa parte di lavoro le ragazze e i ragazzi hanno avuto informazioni e consapevolezza lo scorso anno, ma non sono stati protagonisti diretti. Impaginare è un lavoro complesso e abbisogna di tempi lunghi di cui non disponevamo.

Riferimenti bibliografici

  • De Bartolomeis F.,”Il sistema dei laboratori, per una scuola nuova necessaria e possibile”, Feltrinelli, 1978;
  • Castelfranchi C. e Parisi D.,” Linguaggio, conoscenze e scopi”, Il Mulino, 1980;
  • Palomba F., “Il giornale è in linea” in “La Tartaruga” n°4 agosto 1986;
  • Genette G., “Soglie. I dintorni del testo” Einaudi 1989;
  • Poggi I., Bertolucci L., Violini, S. “Emozioni. Un’arma per l’apprendimento”, Dipartimento di Scienze dell’Educazione Università Roma Tre, 2004;
  • Maslow A.,“Motivazione e Personalità”, Armando editore, 1973;
  • Munari B., “Fantasia” Fantasia”, Laterza, 1977.

Fiorella Palomba, maggio 2012

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