Venerdì 13 Febbraio 2015 11:46 |
Roberto Musacchio - Dicono le carte ufficiali europee che la cultura svolge un ruolo importante nella economia della UE. Da studi realizzati emerge che ai settori creativi e culturali è attribuibile fino al 4,5% del PIL della Unione e circa il 4% dell’occupazione, per 8,5 milioni di posti di lavoro che sono poi molti di più se si tiene conto delle ricadute su altri settori. Sempre le carte affermano che l’Europa è leader mondiale nella esportazione dei prodotti delle industrie creative e che per difendere tale posizione occorre investire nella capacità dei settori di operare aldilà delle frontiere.
Ancora più “solennemente” le politiche culturali europee hanno riferimento nel Trattato sul funzionamento dell’Unione, art.167. Lo stesso vale per le politiche audiovisive e dei media, art.167 e 173. Il Trattato di Lisbona implementa i riferimenti valoriali e fa esplicito riferimento alla volontà di ispirarsi “alle eredità culturali, religiose ed umanistiche dell’Europa” e di assumere l’impegno a rispettare “la ricchezza della sua diversità culturale e linguistica e (a vigilare) sulla salvaguardia e sullo sviluppo del patrimonio culturale europeo”. Nella Carta dei diritti fondamentali dell’Unione si stabilisce poi che “le arti e la ricerca scientifica sono libere” e che “l’Unione rispetta la diversità culturale, religiosa e linguistica”.
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